Fin da subito, il cinema di Glazer si mostra come iperformalista, difficilmente ascrivibile a qualunque moda o corrente, lontano da ogni steccato geografico ma non per questo disinteressato alla rappresentazione dello spazio. Al contrario, nei suoi film è proprio lo spazio a trasformare la realtà e i corpi, trasportandoli dai loro ambienti fisici in luoghi quasi astratti e senza peso.