di Luca Baiada Da un’ampia fessura si staglia una lama di luce opaca, polverosa. Una luce che sembra palpabile. Arrivano rumori frammentati, taglienti come pietre spezzate, suoni grevi e umidi. Si mischiano a grida di gioia, a scrosci di pianti lontani. Lui è seduto su un basso sgabello, con la schiena appoggiata a un muro scrostato. Da un lato ha un cunicolo stretto che scende e si torce, davanti a sé un fagotto di qualcosa, accanto c’è un secchio col manico spezzato. Il pavimento è ...